domenica 22 ottobre 2023

 I plebei erano ormai (intorno al 475) numerosi quanto i patrizi, se non di più. La loro organizzazione si era perfezionata e molti dei loro capi si sforzavano di migliorare la condizione dei loro seguaci. Il loro scopo particolare era quello di portare i loro diritti civili e politici alla pari di quelli dei patrizi. La lotta culminò infine nell'assassinio di uno dei Tribuni, Gnarus Genucius, per aver tentato di porre il veto su alcuni atti dei Consoli.

Il tribuno VALERO PUBLILIUS propose e fece approvare, nonostante la violenta opposizione dei patrizi, una misura che prevedeva che d'ora in poi i tribuni fossero scelti nei Comitia Tribúta, anziché nei Comitia Centuriáta. In questo modo i plebei ottennero un passo molto importante. Questo progetto di legge è stato chiamato Legge Pubblica (Plebiscítum Publilium). (Nota: tutte le leggi approvate nei Comitia Tribúta erano chiamate Plebiscíta, e fino al 286 non erano necessariamente vincolanti per il popolo in generale; ma questa legge sembra essere stata riconosciuta come legge).

Per i successivi vent'anni la lotta continuò senza sosta. I plebei chiedevano un CODICE SCRITTO DI LEGGI.

In tutti i popoli primitivi troviamo che all'inizio le leggi sono quelle non scritte, quelle della consuetudine e dei precedenti. A Roma, fino a quel momento, le leggi erano state interpretate solo in base ai desideri e alle tradizioni dei patrizi. Si chiedeva un cambiamento. Questo fu ottenuto con la ROGAZIONE TERENTILIANA, una proposta avanzata nel 461 da Gaio Terentilio Harsa, un tribuno, affinché le leggi fossero scritte. Le famiglie patrizie, guidate da un certo Kaeso Quinctius, fecero un'aspra opposizione. Lo stesso Kaeso, figlio del famoso Cincinnato, fu messo in stato di accusa dal tribuno e fuggì dalla città.

Alla fine si decise che i Comitia Centuriáta avrebbero scelto tra il popolo dieci uomini, chiamati DECEMVIRATI, che sarebbero rimasti in carica per un anno, avrebbero diretto il governo e sostituito tutti gli altri magistrati, e soprattutto avrebbero redatto un codice di leggi da sottoporre all'approvazione del popolo. Una commissione di tre patrizi fu inviata ad Atene per esaminare le leggi di quella città, che era ormai (454) al culmine della sua prosperità. Questa commissione trascorse due anni e al suo ritorno, nel 452, fu nominato il Decemvirato di cui sopra.

Le leggi redatte da questa commissione furono approvate, incise su dieci tavole di rame e collocate nel Foro di fronte al Senato. L'anno successivo furono aggiunte altre due tavole. Queste DODICI TAVOLE costituivano l'unico codice romano.

I DECEMVIRI avrebbero dovuto dimettersi non appena approvate queste leggi, ma non lo fecero e cominciarono ad agire in modo crudele e tirannico. Il popolo, sempre più inquieto per l'ingiustizia, si ribellò quando uno dei Decemviri, Appio Claudio, emise una sentenza che portò in suo potere una fanciulla innocente, Virginia. Suo padre, Virginio, salvò l'onore della figlia pugnalandola al cuore e, fuggendo nell'accampamento, invitò i soldati a porre fine a questo governo malvagio.

Una seconda volta l'esercito abbandonò i suoi capi e si ritirò sul MONTE SACRO, dove nominò i propri Tribuni. Poi, marciando in città, costrinsero i Decemviri a dimettersi.

Le DODICI TAVOLE non si sono conservate, se non in frammenti, e non sappiamo molto del loro esatto contenuto. La posizione del debitore fu apparentemente resa più sopportabile. Il controllo assoluto del pater familias sulla sua famiglia fu abolito. Lo stretto legame fino ad allora esistente tra i clienti e i patroni si allentò gradualmente, i primi divennero meno dipendenti dai secondi e infine furono assorbiti nel corpo della plebe. Tra i plebei cominciarono a essere riconosciute le gentes, mentre prima solo i patrizi erano divisi in gentes.

Così vediamo che, socialmente, i due ordini si stavano avvicinando sempre di più.

Nel 449 Valerio e Orazio vennero eletti consoli e furono determinanti per l'approvazione delle cosiddette leggi VALERIO-ORATIANE, il cui contenuto era il seguente

  • I. Ogni cittadino romano poteva appellarsi ai Comitia Centuriáta contro la sentenza di qualsiasi magistrato.
  • II. Tutte le decisioni dei Comitia Tribúta (plebiscita), se approvate dal Senato e dai Comitia Centuriáta, erano vincolanti per patrizi e plebei. Questa assemblea diventava così di pari importanza rispetto alle altre due.
  • III. Le persone dei Tribuni, degli Edili e degli altri funzionari plebei dovevano essere considerate sacre.
  • IV. I Tribuni potevano partecipare ai dibattiti del Senato e porre il veto sulle sue decisioni.

Due anni dopo (447), l'elezione dei Questori, che dovevano essere ancora patrizi, fu affidata ai Comitia Tribúta. In precedenza erano stati nominati dai consoli.

Nel 445 il tribuno Canuleo propose una legge, che fu approvata e chiamata legge canuleiana, che concedeva ai plebei il diritto di contrarre matrimonio (connubium) con i patrizi e stabiliva che tutti i figli di tali matrimoni avrebbero dovuto avere il rango del padre.

Canuleio propose anche un'altra proposta di legge, che non portò avanti: quella di aprire il consolato ai plebei. Si giunse comunque a un compromesso e si decise di sospendere per un certo periodo la carica di console e di eleggere annualmente sei TRIBUNI MILITARI nei Comitia Centuriáta, carica aperta a tutti i cittadini. Il popolo votava ogni anno se avere dei consoli o dei tribuni militari, e questa usanza continuò per quasi mezzo secolo. I patrizi, tuttavia, erano così influenti che per molto tempo non fu eletto nessun plebeo.

Per controbilanciare i guadagni della plebe, nel 435 i patrizi ottennero due nuovi ufficiali, chiamati CENSORI, eletti tra le loro fila ogni cinque anni (lustrum) e in carica per diciotto mesi.

I compiti dei Censori erano i seguenti

  • I. Controllare che i cittadini di ogni classe fossero registrati correttamente.
  • II. Punire l'immoralità nel Senato, rimuovendo i membri che si fossero resi colpevoli di reati contro la morale pubblica.
  • III. Avere la supervisione generale delle finanze e delle opere pubbliche dello Stato. Questa carica divenne negli anni successivi la più ambita a Roma.

Pochi anni dopo, nel 421, i plebei fecero un altro passo avanti ottenendo il diritto di eleggere uno dei loro membri come questore. Ora i questori erano quattro.

Così i patrizi, nonostante la resistenza più ostinata, subirono perdite su perdite. Anche i ricchi plebei, che fino ad allora avevano spesso avuto interesse a schierarsi con i patrizi, si unirono ai contadini o alle classi inferiori.

Infine, nel 367, i tribuni Licinio e Sestio proposero e approvarono i seguenti progetti di legge, chiamati ROGAZIONI LICINIANE.

  • I. Abolire i sei tribuni militari ed eleggere annualmente, come in passato, due consoli, scegliendone uno o entrambi tra i plebei.
  • II. Vietare a qualsiasi cittadino di possedere più di 500 jugera (300 acri) di terre pubbliche, o di farvi pascolare più di 100 buoi o 500 pecore.
  • III. Obbligare tutti i proprietari terrieri a impiegare nei loro campi un certo numero di lavoratori liberi, proporzionale al numero dei loro schiavi.
  • IV. Permettere che tutti gli interessi fino ad allora pagati sul denaro preso in prestito fossero dedotti dal capitale e che il resto fosse pagato in tre rate annuali.

Queste rogazioni furono un grande guadagno per le classi più povere. Davano loro l'opportunità di svolgere un lavoro che in precedenza era stato svolto per lo più dagli schiavi. Erano meno gravati dai debiti e avevano la prospettiva di diventare solvibili. Ma soprattutto, dal momento che la carica di console era aperta a loro, sentivano che i loro interessi avevano maggiori probabilità di essere tutelati. Il tempio della CONCORDIA nel Foro fu dedicato da Camillo in segno di gratitudine per i tempi migliori che queste rogazioni promettevano.

I plebei, tuttavia, non si fermarono finché tutte le cariche, tranne quella di Interrex, non furono aperte a loro. Prima ottennero quella di Dittatore, poi quelle di Censore e di Pretore e infine, nel 286, con la legge di Ortensio, il plebiscito divenne vincolante per tutto il popolo senza la sanzione del Senato e dei Comitia Centuriáta. Dopo il 200 anche le cariche sacre di PONTIFEX e AUGUR poterono essere ricoperte da plebei.

In questo modo la lotta che durava da due secoli era virtualmente terminata; e sebbene i patrizi romani si tenessero ancora lontani dai plebei, i loro diritti di cittadini non erano superiori a quelli dei plebei.

Ricapitolando

La piena cittadinanza comprendeva quattro diritti: quello di commerciare e detenere proprietà (COMMERCIUM), quello di votare (SUFFRAGIUM), quello di contrarre matrimoni (CONNUBIUM) e quello di ricoprire cariche (HONORES).

Il primo di questi diritti i plebei lo hanno sempre goduto; il secondo lo hanno ottenuto con l'istituzione della COMITIA TRIBÚTA; il terzo con la legge CANULEIANA; il quarto con la legge LICINIANA e le successive.

(traduzione da Ancient Rome : from the earliest times down to 476 A. D. by Robert F. Pennell)

0 commenti:

Posta un commento

Cerca nel blog

Archivio blog