domenica 22 ottobre 2023

Il successivo vantaggio ottenuto dalla plebe fu la nomina annuale, tra le proprie fila, di due ufficiali, chiamati AEDILES (nota: la parola "Aedile" deriva da Aedes, che significa tempio).  Questi ufficiali occupavano quasi la stessa posizione nei confronti dei Tribuni che i Questori occupavano nei confronti dei Consoli. Assistevano i Tribuni nello svolgimento dei loro vari compiti e avevano anche la responsabilità speciale del tempio di Cerere. In questo tempio venivano depositati, per essere custoditi, tutti i decreti del Senato.

Queste due cariche, quella di Tribuno e quella di Edile, frutto della prima secessione, venivano ricoperte da elezioni che si tenevano dapprima nella Comitia Centuriáta, ma in seguito in un'assemblea chiamata COMITIA TRIBÚTA, che si riuniva a volte all'interno e a volte all'esterno delle mura cittadine.

Questa assemblea era composta da plebei, che votavano per "tribù" (tributa, cioè composta da tribù), ogni tribù aveva diritto a un voto e il suo voto era deciso dalla maggioranza dei suoi singoli elettori. (Nota: queste "tribù" erano una divisione territoriale, corrispondente all'incirca alle "circoscrizioni" delle nostre città. All'epoca erano probabilmente sedici, ma in seguito furono trentacinque. I plebei della città vivevano per lo più in un solo quartiere, sull'Aventino).

I Comitia Tribúta erano convocati e presieduti dai Tribuni e dagli Edili. In esso si discutevano le questioni di interesse per i plebei. Sebbene all'inizio le misure approvate non fossero vincolanti per il popolo in generale, il Comitia Tribúta divenne presto un organo determinato, con capi competenti e coraggiosi, che si sentivano una potenza nello Stato.

L'obiettivo dei patrizi era ora quello di ridurre il potere dei Tribuni; quello dei plebei, di frenare i Consoli ed estendere l'influenza dei Tribuni. Lo spirito di partito era alto e in città si verificavano persino scontri corpo a corpo. Molte famiglie lasciarono Roma e si stabilirono nei luoghi vicini per sfuggire al tumulto. È sorprendente che il governo abbia resistito alla tensione, tanto era feroce la lotta.

In questo periodo si affermarono per la prima volta le Leggi Agrarie. Queste leggi si riferivano alla distribuzione delle terre pubbliche. Roma aveva acquisito una grande quantità di terre prese dal territorio delle città conquistate. Questa terra era chiamata AGER PUBLICUS, o terra pubblica.

Una parte di questa terra fu venduta o data in concessione come "fattorie", e quindi divenne AGER PRIVÁTUS, o terra privata. Ma la maggior parte era occupata con il permesso dei magistrati. Gli occupanti erano di solito ricchi patrizi, favoriti dai magistrati patrizi. Questa terra, così occupata, veniva chiamata AGER OCCUPÁTUS, o possessio; ma in realtà era ancora proprietà dello Stato. L'affitto pagato era un certo per cento (dal 10 al 20) dei raccolti, o una cifra pari a un capo per il bestiame al pascolo. Sebbene lo Stato avesse l'indubbio diritto di reclamare questa terra in qualsiasi momento, i magistrati permettevano agli occupanti di conservarla e spesso erano indulgenti nel riscuotere i diritti. Col tempo, questa terra, che veniva tramandata di padre in figlio e spesso venduta, iniziò a essere considerata dagli occupanti come una loro proprietà. Anche l'imposta fondiaria (TRIBÚTUM), che gravava su tutti gli ager privátus e che era particolarmente gravosa per i piccoli proprietari terrieri plebei, non poteva essere legalmente riscossa sugli ager occupátus. Pertanto, i patrizi che possedevano, e non possedevano, queste terre erano naturalmente considerati usurpatori dai plebei.

Il primo obiettivo delle Leggi Agrarie era quello di porre rimedio a questo male.

SPURIO CASSIO, un uomo abile, si fece avanti (486?), proponendo una legge che prevedeva che lo Stato prendesse queste terre, le dividesse in piccoli lotti e le distribuisse ai plebei poveri come case (homesteads). La legge fu approvata, ma in tempi difficili costò la vita a Cassio e non fu mai applicata.

(traduzione da Ancient Rome : from the earliest times down to 476 A. D. by Robert F. Pennell)

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